Aritmie cardiache: le tachicardie sopraventricolari.

A cura di Flavio Doni, UTIC Multimedica, Sesto San Giovanni, Milano

Raramente le tachicardie sopraventricolari sono legate a malattie concomitanti. La loro cura si avvale pertanto di un intervento diretto, con il duplice scopo di interromperle una volta che si siano manifestate e di impedirne la ricomparsa. Il primo obiettivo viene perseguito con la somministrazione di farmaci antiaritmici o con la esecuzione di particolari manovre quali l'immersione del volto in acqua gelata o la contrazione dell'addome a bocca chiusa.
Nei casi particolarmente resistenti può essere necessario interrompere l'aritmia, mediante stimoli elettrici.
Per evitare la ricomparsa di queste aritmie si ricorre di norma alla somministrazione di farmaci antiaritmici.
Negli ultimi tempi, anche in considerazione della frequente giovane età delle persone affette da tali aritmie e dei problemi conseguentemente legati all'assunzione cronica di una terapia antiritmica, sono state perfezionate metodiche di risoluzione talvolta definitiva dell'aritmia.
Mediante l'invio di energia termica attraverso cateteri endocavitari si cerca di eliminare i circuiti elettrici anomali che rendono possibile l'instaurarsi dell'aritmia.
Con il passare degli anni questa metodica è risulta sempre più efficace e sempre meno gravata da complicanze rappresentando quindi l'evoluzione futura per il trattamento di questo tipo di aritmie. (E' possibile reperire ulteriori informazioni sull'argomento, visitando il sito Aritmologia.net)