Flutter atriale


A cura di Flavio Doni, Cardiologia , Policlinico S.Pietro Ponte S.Pietro Bergamo

Il flutter atriale compare di solito in presenza di una cardiopatia organica. Può anche essere determinato da alterazioni metaboliche, elettrolitiche o da meccanismi iatrogeni.
Raramente non è associato ad alcuna patologia documentabile.
Dal punto di vista elettrofisiologico è sostenuta da meccanismi di rientro.
All ECG compaiono onde F, ritmiche, ben evidenti in D2, D3 e aVF. La frequenza delle onde F consente di classificare l'aritmia in flutter di tipo I (frequenza tra 250 e 320 bpm) e flutter di tipo II (oltre 320 bpm).
La polarità delle onde F in D2, D3 e aVF consente una ulteriore classificazione del flutter di tipo I in forma comune (onde F negative) e forma non comune (onde F positive).
La risposta ventricolare avviene usualmente con un blocco AV 2:1, rendendo l'aritmia di norma ben tollerata emodinamicamente.
L'identificazione delle onde F può essere favorita dalle manovre che accentuano il grado di blocco AV.
Il trattamento del flutter di tipo I in condizioni di stabilità emodinamica consiste nella somministrazione di Sotalolo (1,5 mg/kg in 10') o di Ibutilide o di amiodarone. In caso di insuccesso si ricorere al DC Shock, che è invece elettivo quando il flutter è emodinamicamente instabile.
Nel flutter di tipo II emodinamicamente stabile il paziente può essere sottoposto a stimolazione transesofagea o se emodinamicamente instabile a DC Shock.

( Xagena_2001 )